10.000 LED e processore M1: Apple rinnova il suo tablet “pro” e mai come questa volta la parola “pro” richiama il mondo del professionale. Il tablet è veloce, costoso e fantastico, ma iPadOS non è ancora perfetto. Dovrà diventarlo, perché l’iPad inizia ad avere un suo senso per utilizzi davvero alternativi (o complementari) al MacBook Pro.
Serviva davvero un nuovo iPad Pro? Il modello di quarta generazione è stato annunciato da Apple lo scorso anno, a marzo, e sebbene all’interno abbia un processore A12Z, evoluzione dell’A12 presenti sugli iPhone XS, resta tuttora un tablet eccezionale, con uno schermo di qualità e potenza da vendere.
Nonostante questo, le scorse settimane, Apple ha presentato un nuovo iPad Pro: cambia poco, esteticamente, ma cambia tantissimo all’interno, grazie all’adozione del processore M1, lo stesso usato sui Mac, e soprattutto del nuovo schermo LCD retroilluminato a Mini LED. Nella biografia di Steve Jobs l’attuale amministratore delegato di Apple, Tim Cook, viene descritto come un genio della supply chain, e l’iPad Pro è l’esempio di come Apple stia sfruttando al massimo quello che esce dai suoi laboratori, tecnologie e risorse.
Il progetto Apple Silicon, nato con i processori A, ha portato non solo ad un grande vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza, innegabile che i processori Apple siano più veloci della concorrenza sia sugli smartphone che sui tablet, ma permette pure una razionalizzazione dei costi, risparmiando sulla progettazione e sullo sviluppo. Il nuovo iPad Pro, dal punto di vista funzionale, è un iPhone con schermo più grande, è un iMac più piccolo o un MacBook Air senza tastiera. A fare la differenza alla fine è il solo sistema operativo, e il target. Il dispositivo è cucito sull’utente.
Apple, a tendere, avrà solo tre processori che spingeranno la gamma mobile (gli A), la gamma media (gli M) e la gamma professionale (i …), processori che non sono altro che una diversa interpretazione dello stesso progetto che viene ogni anno migliorato e perfezionato, grazie anche ai nuovi processi produttivi.
Lo schermo del nuovo iPad, un miniLED che fino ad oggi non si è visto su nessun altro prodotto al mondo per densità di LED e numero di zone controllate, non è altro che una anticipazione di quella tecnologia che vedremo quasi sicuramente sui prossimi MacBook Pro e sugli iMac Pro. L’assaggio, su larga scala, è stato dato nel 2019 con il ProDisplay XDR.
Un refresh per l’iPad Pro non era così sentito dopo un solo anno di vita, ma Apple aveva pronte le scocche, in alluminio riciclato al 100%, aveva pronto l’M1, voleva far debuttare la nuova tecnologia per lo schermo e ha sfruttato l’occasione per migliorare ulteriormente quello che era comunque uno dei suoi prodotti più riusciti.
Da settimane non vedevamo l’ora di mettere gli occhi sul nuovo schermo miniLED con oltre 10.000 LED, e finalmente ci siamo riusciti: stiamo usando quello che è in assoluto il tablet più avanzato (e anche più costoso) che si possa acquistare oggi.
Per chi è il nuovo iPad Pro
Rispetto alle passate generazioni di iPad Pro, l’edizione 2021 è un prodotto decisamente particolare per due motivi: lo schermo HDR da 1600 nits di picco che permetterà determinate tipologie di utilizzo in ambito “pro video” e la porta Thunderbolt, che abilita il collegamento di dischi esterni, periferiche musicali e monitor a piena banda e in HDR.
Ad oggi, è giusto dirlo, non abbiamo ancora applicazioni che sfruttano al meglio queste possibilità, ma è sempre il classico discorso dell’uovo e della gallina: le applicazioni non ci sono perché non esisteva il prodotto, ora esiste il prodotto e bisogna aspettare che gli sviluppatori facciano il loro lavoro. Apple, però, deve aprire la strada con una versione di iPadOS più adeguata ad un prodotto di questo livello più di quanto lo sia l’attuale iPadOS 14.6 (vedi sotto).
L’iPad Pro è un tablet pensato per chi deve lavorare, e per chi ha la necessità di fare il suo lavoro in mobilità, ambiti dove un classico computer risulta scomodo: è perfetto per chi ha bisogno di una fotocamera integrata ad alta risoluzione, del touch o della penna, tutti elementi di cui un MacBook Pro è sprovvisto.
Pensiamo ad esempio al musicista, che può appoggiare l’iPad sul leggio e usarlo come spartito intelligente, o al fotografo a bordo campo durante durante una gara olimpica, che può collegare direttamente la fotocamera usando la porta Type C, selezionare velocemente le foto sul display e fare un ritocco di base per inviare gli scatti, in pochi secondi grazie al 5G, alla redazione o alle agenzie. La velocità, in questo caso, è essenziale.
Va bene per che crea video per YouTube e chi registra podcast, va bene per gli architetti e per i designer. Possono scattare una foto e abbozzare le modifiche sul posto, con la penna o con le dita, oppure sfruttare il Lidar per scansionare un oggetto. Volendo possono anche usare la realtà aumentata per posizionare il rendering di una casa, o di un oggetto, immerso nel mondo reale.
C’è un ultima categoria di utente per il quale un iPad così, soprattutto un modello Pro per la dimensione del schermo, ha perfettamente senso: colui che vuole imparare ad usare bene determinati software e provandoci al computer si sente disorientato.
Usando su iPad Pro app come Photoshop o Fresco, oppure Shapr3D per la progettazione 3D, ci si rende conto perché portare macOS e le sue app, così come sono oggi su iPad sia una idea terribile. L’interfaccia ridisegnata delle stesse applicazioni che su desktop sono dense di elementi grafici su iPad è facilissima da capire, e ci sono tantissime guide e tutorial che aiutano a capire passo passo quelle che sono le basi e i concetti di un determinato software.