Come aprire una partita IVA e quanto costa farlo

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Come aprire una partita IVA? Guida a procedura e costi da sostenere per l’avvio di una nuova attività imprenditoriale

 

Quando si intende avviare una nuova attività imprenditoriale l’apertura della partita IVA rientra tra i primi necessari passi da compiere.

Come fare per aprire una nuova partita IVA e quali sono i costi da sostenere?

Sono diversi gli interrogativi che riguardano costi e modalità di apertura presso l’Agenzia delle Entrate. Fermo restando che aprire una partita IVA è una scelta importantissima e coinvolge anche altri enti quali INPS, INAIL, Camera di Commercio.

Fin da subito è necessario chiarire che non ci sono risposte univoche, o per meglio dire è sempre preferibile valutare caso per caso.

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In linea generale, sono diversi i fattori che incidono sul costo dell’apertura della partita IVA, non ultimo il tipo di consulenza che spesso si riceve dal professionista nella fase immediatamente precedente all’invio della pratica.

L’apertura della partita IVA rappresenta quindi il primo step per l’avvio di un’attività di lavoro autonomo o di impresa.

Sapere come aprire la partita IVA è indispensabile sia a livello fiscale che contabile per tutti coloro che intendono fare impresa.

Una delle domande che più frequentemente riceviamo in redazione è come aprire una partita IVA e quanto costa farlo? In questo articolo vi daremo delle informazioni utili, ma è sempre meglio rivolgersi a un consulente fiscale che sappia darvi informazioni precise in merito alla vostra Partita IVA.

 

Quanto costa aprire una partita IVA è una delle domande più frequenti che spesso ci si pone, perché quando si inizia una nuova attività da zero è bene pianificare punto per punto quali sono le spese da sostenere, per evitare di incorrere in cattive sorprese.

Arriviamo subito al sodo analizzando tutte le informazioni utili su come aprire una partita IVA e sui costi da sostenere.

Aprire una partita IVA nel 2024: quanto costa e come fare

Prima di capire quanto costa aprire una partita IVA nel 2024 e come fare bisogna, innanzitutto, sapere di cosa si tratta, a chi è rivolta, è quali i casi in cui è necessario e obbligatorio.

La partita Iva è un insieme di numeri che identificano una società o una persona fisica.

Si tratta di 11 numeri:

  • i primi 7 collegano la partita IVA al contribuente che ne è titolare;
  • i successivi 3 corrispondono al codice identificativo dell’Ufficio delle Entrate;
  • l’ultimo numero ha una funzione di controllo.

Si tratta di una sequenza numerica fondamentale in ottica tributaria perché utili ad identificare non solo il titolare dell’attività ma anche la propria posizione fiscale.

soggetti obbligati ad aprire una partita IVA sono tutti coloro che svolgono attività in forma autonoma, come liberi professionisti o imprese di beni o servizi che, in quanto non soggetti a reddito da lavoro dipendente, sono chiamati ad adempiere ai propri obblighi fiscali attraverso l’imposizione fiscale indiretta (IVA).

In sostanza, tutti i lavoratori autonomi e gli imprenditori, ovvero chi offre un servizio o un bene per conto proprio e non è titolare di rapporto di lavoro subordinato, deve essere titolare di partita IVA.

All’atto di apertura della partita IVA il soggetto che intende avviare la propria attività in proprio accetterà l’obbligo di emettere fattura e di pagare i contributi dovuti al fisco e alla previdenza sociale sotto forma di IVA, imposta sul valore aggiunto.

Dopo le necessarie premesse, ecco il focus su come aprire una partita IVA e su quali sono i costi da sostenere, ovvero tutte le informazioni su quanto costa aprire una partita Iva.

Aprire una partita IVA: come fare?

Per aprire una partita IVA bisogna presentare richiesta all’Agenzia delle Entrate, la quale provvederà ad attribuire al richiedente il codice di 11 cifre utile per identificare il soggetto richiedente.

Per l’apertura della partita IVA bisogna compilare e consegnare all’Agenzia delle Entrate il modello AA9/12 in caso di persone fisiche o AA7/10 in caso di soggetti diversi.

Si tratta della dichiarazione di inizio attività che dovrà essere consegnata entro 30 giorni dall’avvio della propria attività professionale autonoma. Potete scaricare i modelli da consegnare all’Agenzia delle Entrate in fondo al paragrafo o direttamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Sotto passeremo in rassegna le imposte ed i contributi che, in linea generale, devono essere affrontati a seconda del tipo di regime adottato.

Ma quanto costa la pratica di apertura? Come dicevamo sopra, non esiste una risposta univoca.

A grandi linee uno studio professionale richiede un costo della pratica, inteso come predisposizione ed invio telematico del modello di apertura, che può variare a seconda di diverse variabili dai 2000,00 ai 300,00 euro + IVA a seconda dei casi.

Ma ci sono casi in cui nella fattura ricevuta dal professionista vi è anche il compenso per la consulenza iniziale, davvero importante per assumere le prime scelte relative all’avvio dell’attività. Oppure per pratiche accessorie, come la SCIA o simili.

E il compenso di cui sopra varia a seconda dei casi, quindi non esiste un prezzo standard da questo punto di vista.

Costi partita IVA regime forfettario

Per aderire al regime forfettario bisogna rispettare alcuni requisiti stabiliti dalla legge che, però, non sono vincolati ad una specifica età anagrafica, come invece stabilito per l’ex regime dei minimi, abolito con la Legge di Stabilità 2016.

Il regime forfetario rappresenta il regime naturale delle persone fisiche che esercitano un’attività di impresa, arte o professione in forma individuale, purché siano in possesso dei requisiti stabiliti dalla legge e, contestualmente, non incorrano in una delle cause di esclusione

Possono aprire partita IVA in regime forfettario tutti i contribuenti che non superino il limite di 85.000 euro di ricavi o compensi.

Inoltre, è necessario aver sostenuto spese per un importo complessivo non superiore a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto, comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati con apporto costituito da solo lavoro e quelle corrisposte per le prestazioni di lavoro rese dall’imprenditore o dai suoi familiari.

Per accedere o restare nel regime forfettario bisogna confrontarsi quindi con i seguenti limiti:

  • spese per il personale dipendente e per lavoro accessorio non superiore a 20.000 euro lordi;
  • conseguimento di redditi da lavoro dipendente o assimilati e pensioni non superiori a 30.000 euro.

Il limite di 30.000 euro relativo ai redditi da dipendente non si applica ai lavoratori dimessi o licenziati: in tal caso, sarà libero l’accesso al regime forfettario.

Sono inoltre esclusi dal regime forfettario:

  • gli esercenti attività d’impresa, arti o professioni che partecipano contemporaneamente a società di persone, associazioni professionali o imprese familiari ovvero che controllano direttamente o indirettamente società a responsabilità limitata o associazioni in partecipazione, le quali esercitano attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili a quelle svolte individualmente;
  • le persone fisiche la cui attività sia esercitata prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali sono in corso rapporti di lavoro o erano intercorsi rapporti di lavoro nei due precedenti periodi d’imposta ovvero nei confronti di soggetti direttamente o indirettamente riconducibili a tali datori di lavoro, fatta eccezione per chi inizia una nuova attività dopo aver svolto il periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni.

Inoltre, il regime forfettario non si applica a:

  • regimi speciali Iva;
  • soggetti residenti all’estero e che non producono almeno il 75 per cento del reddito in Italia;
  • soggetti che effettuano attività di compravendita di terreni edificabili, fabbricati o veicoli nuovi.

Quali sono i costi da sostenere per una partita IVA a regime forfettario?

In base a quanto previsto, il regime agevolato prevede l’applicazione di un’aliquota sostitutiva IRPEF e IVA al 5 per cento per i primi 5 anni che passa al 15 per cento a partire dal sesto anno.

Per quel che riguarda i contributi INPS relativi ai professionisti senza cassa e quindi iscritti alla gestione separata INPS, occorre versare un contributo variabile ed in percentuale, se non si guadagna nulla non occorrerà pagare nulla.

In caso di artigiani e commercianti è necessaria l’iscrizione in Camera di Commercio ed il versamento dei contributi fissi INPS di circa 4.000 euro l’anno, in quattro rate trimestrali.

Tuttavia è prevista la possibilità, per i forfettari di adottare il regime INPS agevolato, che prevede il minimale ridotto del 35 per cento da pagare in quattro rate trimestrali.

La comunicazione per la riduzione dei contributi Inps dovrà essere effettuata entro il 28 febbraio o subito dopo aver aperto la partita IVA.

Il risparmio previsto per chi apre una partita IVA in regime forfettario non riguarda soltanto la tassazione agevolata al 15 per cento, ma anche i costi di gestione della propria attività.

Costi partita IVA regime ordinario

Quanto costa invece una partita IVA a regime ordinario?

Nel caso in cui sia esclusa la possibilità di aderire al nuovo regime forfettario, i titolari di partita IVA saranno soggetti al pagamento delle imposte e dei costi ordinari.

Nel dettaglio, il costo per aprire ma, soprattutto, mantenere una partita IVA in regime ordinario si traduce in:

  • costo per Camera di Commercio – diritto camerale (sono esenti i contribuenti che svolgono attività professionali e tecniche che non obbligano all’iscrizione al registro delle imprese);
  • costi Irpef;
  • costi gestione separata Inps o cassa professionale;
  • Irap;
  • Iva, l’imposta sul valore aggiunto calcolata sull’imponibile di ogni fattura.

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